Donne e violenza, un binomio che nel 21° secolo persiste e sembra essere indissolubile. Una violenza che coinvolge le donne, ma riguarda anche i bambini, entrambe fragili vittime i cui diritti vengono violati e negati.
Nonostante istituzioni e associazioni da decenni lavorino alacremente perché i diritti delle donne siano una conquista reale e non esistano solo sulla carta, le donne restano oggetto di violenze di ogni tipo.
La violenza domestica continua a consumarsi facilmente là dove i condizionamenti di un’educazione discriminante emergono e ci si lascia calpestare. Spesso la forte determinazione che sostiene le donne nell’affermarsi fuori casa, tra le quattro mura domestiche scompare, in nome di sentimenti nobili che fanno abbassare lo sguardo e la voce.
Ma dove c’è violenza, non c’è amore, non ci sono sentimenti “sani”, ma solo paura.
Poco importa aver studiato ed essersi rese indipendenti, in molte di noi sembra scatti qualche paura atavica che ci vuole sottomesse e ubbidienti al volere maschile.
Ogni volta che permettiamo a un padre, a un fratello, a un marito, a un compagno di mancarci di rispetto, di farci sentire inadeguate o un oggetto di proprietà subiamo violenza.
Quella violenza che non sempre lascia segni evidenti, quella violenza sottile che si insinua nel nostro animo fino a paralizzarci nel silenzio. Una realtà che ricade sui bimbi e sulla loro crescita, con traumi e disagi, base di futuri comportamenti disturbati o violenti. La responsabilità delle donne non è solo verso loro stesse, di questo dovremmo esserne più consapevoli.
Si parla e si scrive, sempre più, che si devono cambiare quegli schemi comportamentali millenari che hanno posto la donna sotto una forma di controllo che ne annienta l’identità, assoggettandola fisicamente, psicologicamente, economicamente, giuridicamente, politicamente e socialmente.
Credo però, che il cambiamento possa esserci solo se la donna diventa maggiormente consapevole di sè, del proprio valore, delle proprie risorse, della sua stessa forza in quanto donna. Solo così potrà poi crescere uomini e donne come portatori di valori sani, rispettosi della diversità di genere e delle grandi opportunità che ne derivano.
Troppo spesso siamo pronti ad indignarci per quanto succede in luoghi lontani, ma non vediamo, o non vogliamo vedere, quanto succede nelle nostre vite.
Se ci soffermiamo un attimo a riflettere, credo che ciascuno di noi, a prescindere dal genere, riesca a trovare esempi di piccole e grandi violenze quotidiane che un’educazione diversa potrebbe cancellare dalla nostra vita.
Mai come adesso si sente l’urgenza di un cambiamento che da più parti è invocato e sostenuto.
Forse è arrivato il momento per dire basta alla violenza sulle donne e cambiare veramente.